La scena si riferisce probabilmente ad una delle apparizioni della Vergine a San Bruno nei boschi di
Santa Maria dell’Eremo, tema molto caro alla devozione popolare e agli artisti, da Simon Vouet, al
Guercino, al Ribera, per citarne alcuni, che hanno contribuito ad arricchire l'iconografia di San
Bruno. Il Santo tedesco, inginocchiato su una nuvola, in atteggiamento devozionale, solleva la testa,
sapientemente scorciata, verso l’apparizione della Vergine Immacolata, che con le braccia sul petto
gli rivolge lo sguardo benevolo.
La tela, commissionata sotto il priorato di Domenico Castelli da Gerace (1720 – 1725) per uno
degli altari della Certosa dei Santi Stefano e Bruno, distrutta da terremoto del 1783, fu portata nella
chiesa dell’Addolorata di Serra San Bruno, nei primi anni dell’Ottocento, insieme all’altare in
marmi policromi in cui era allogato. Fu dipinta da Paolo De Matteis (1662 – 1728) nel 1721.
L’autore, già allievo del Giordano, aveva assorbito, a Roma, i modi della pittura del Maratta, nel
solco del dibattito sulla classicizzazione del barocco, ma il suo sostrato giordanesco subì,
successivamente, anche l’influsso del Lanfranco e del Solimena. Nella decorazione del soffitto della
farmacia della Certosa di San Martino, il De Matteis adottò, infatti, modi settecenteschi, con
richiami rocaille abbandonati, poi, dopo il soggiorno parigino (1702 – 1705), per ritornare a modi
solimeniani. L’opera serrese si inserisce a pieno titolo tra le più belle composizioni del suo ultimo
periodo: caratterizzata da una pittura flou, densa di sfumature, con le figure immerse in una luce
soffusa e calda, evoca suggestioni tipiche del pastello.