L’altare maggiore fu eretto in seguito alla ricostruzione della chiesa post-terremoto del 1783. Il 9 giugno del 1830 veniva consacrato, insieme alla chiesa, dal vescovo di Gerace, mons. Giuseppe
Maria Pellicano.
La tradizione lo attribuisce alla bottega degli Scaramuzzino, in particolare a un tale Patacchella, zio del più noto architetto Biagio.
L’altare “è composto da quattro colonne lisce, con capitelli corinzi e basi dorate, poggianti su piedistalli con rigonfiamento nella parte inferiore che sorreggono una trabeazione flessuosa su cui
si imposta un timpano spezzato. Il fastigio, dalle modanature mistilinee, è sontuoso ed elegante ed è costituito da un’edicola affiancata da elementi di raccordo su cui siedono due angeli. Sul gradino
d’altare, che termina con due volute su cui siedono due angeli reggicandelabro, spicca il tabernacolo in marmo che fu realizzato da Francesco Rispoli nel 1937 mentre quello originario in
legno fa oggi bella mostra di sé nella chiesa di San Girolamo. Le portelle, ornate da volute ad S e a C, hanno al centro due decorazioni antropomorfe e terminano con due acroteri.
Il linguaggio barocco dell’altare, aggiornato secondo il gusto del tempo, il disegno di notevole qualità, escludono che sia opera di un artigiano, ma di un architetto con una notevole cultura artistica che può essere
realmente identificato con Biagio Scaramuzzino.o di Cristo, che da quel momento prenderà dimora nel grembo purissimo di Maria.