La Chiesa fu edificata dai Certosini intorno sec. XII sia per il culto divino che per l’assistenza ai poveri del posto. A ragione si può pertanto affermare che si tratta della prima Chiesa costruita nel nucleo dell’abitato di Serra: a corroborare tale tesi concorre altresì l’intitolazione del luogo di culto a San Giovanni Battista, patrono di quanti si donano alla vita eremitica. La cappella veniva anche denominata “Chiesa di la panedha”, poiché in essa i Certosini distribuivano il pane ai poveri.
Col passare del tempo l’edificio, dapprima costruito in tavole di legno, venne sostituito da uno più imponente in mattoni rossi, mantenendo tuttavia l’originaria conformazione e soprattutto l’esposizione in direzione della Certosa, con l’ingresso rivolto a sud.
Nel 1694 un gruppo di fedeli, in seguito alla predicazione tenuta dal venerabile cappuccino padre Antonio da Olivadi, fondò una confraternita sotto il titolo e la protezione di Maria SS. Assunta in Cielo; il sodalizio ottenne la regia approvazione da parte di Ferdinando I di Borbone in data 1 dicembre 1766. A segnare tragicamente la storia del complesso religioso fu il devastante terremoto del 1783, che inferse gravissimi danni alla costruzione, riedificata successivamente con un contributo di 280 ducati donato dalla Cassa Sacra.
Le dinamiche scaturite nella struttura civile e religiosa del paese nel periodo post-terremoto portarono a costruire, nel neonato Spinetto, un primo nucleo per le funzioni religiose, intitolato anch’esso all’Assunta, in cui fu trasportata la statua della Vergine. A fronte di un “originale” perduto, richiesto nel momento della riedificazione e non più restituito, l’identità religiosa dei fedeli rimasti nell’antico nucleo cittadino (da allora denominato Terravecchia) trovò modo di saldarsi nuovamente grazie ad un nuovo simulacro ligneo scolpito dall’artista serrese Vincenzo Scrivo (1794). Agli svolgimenti successivi all’evento tellurico non rimase estranea la conformazione della Chiesa, con l’inversione dell’ingresso sul lato nord, prospiciente verso la Chiesa Matrice e non più verso la Certosa. Si assistette inoltre a una sorta di “sdoppiamento”: due chiese, due confraternite, due processioni dedicate all’Assunta. La rivalità tra le due confraternite raggiunse il suo punto più alto durante il turbolento Ferragosto del 1860; tuttavia, a partire anni ’80 dello scorso secolo, con grande senso di responsabilità gli amministratori delle due confraternite siedono intorno allo stesso tavolo per organizzare le manifestazioni civili in onore della loro Titolare.
Il nuovo edificio ecclesiastico fu costruito riutilizzando “parte di quello stupendo complesso architettonico che è il chiostro barocco certosino”. Scalpellini serresi hanno assemblato e lavorato il grazioso frontespizio attuale, sul cui ingresso è incisa la data del 1798. La Chiesa presenta un’elegante navata unica, con abside semicircolare finemente decorata con pregevoli stucchi risaltati dai contorni in lamina di oro zecchino. Nei muri della navata sono incastonati quattro medaglioni in marmo: i primi due, in prossimità dell’altare, raffigurano San Biagio e San Bruno e sono opere dello scultore serrese Giovanni Scrivo (1922); gli altri due raffigurano San Girolamo e Papa Giovanni XXIII, opere dell’artista serrese Giuseppe Maria Pisani Junior (1977). Queste pregevoli opere marmoree sovrastano ornati stalli lignei, decorati d’intagli secondo la tipica lavorazione serrese “alla filiciara”.
L’Altare maggiore, in legno dipinto a finto marmo, e il sontuoso cappellone ligneo in stile barocco furono disegnati dal serrese Biagio Scaramuzzino, artista formatosi nella fabbrica della Reggia Vanvitelliana di Caserta – in cui contribuì alla realizzazione della maestosa scalinata d’ingresso – e scolpiti da suo zio, noto col soprannome di Patacchella. Il tabernacolo in marmo, che sostituisce quello ligneo (ora conservato nella chiesetta di San Girolamo) è stato scolpito nel 1937 dallo scultore di origini salernitane Francesco Rispoli. I due altari laterali, dedicati a San Giuseppe Lavoratore e a San Giovanni Battista, sono invece opera di Annunziato Salvatore Tripodi, che li intagliò nel 1912. Lo stallo del coro, ideato e progettato da Domenico Maida e Umberto Cutullè, fu poi realizzato dall’ebanista Vincenzo Marino.
La statua della Vergine, intronizzata solennemente nei giorni della sua annuale ricorrenza, il 15 agosto viene ornata della cosiddetta curuna bona. È, infatti, la sola statua della Vergine che a Serra può vantare l’imposizione del diadema regale da parte di un arcivescovo: come ricorda una lapide posta sulla destra del portone d’ingresso della chiesa, l’8 maggio 1990 l’arcivescovo di Catanzaro-Squillace Antonio Cantisani procedeva con una solenne celebrazione all’imposizione di una corona d’oro alla Vergine dell’Assunta di Terravecchia, “tra gli applausi del popolo osannante”.
La chiesa dell’Assunta è cara alla pietà popolare serrese anche per il senso di ospitalità che ne ha da sempre contraddistinto la confraternita, quando gli altri edifici di culto a Serra sono stati chiusi al pubblico per lavori di restauro. È successo così che, in occasione della Pasqua, la chiesa dell’Assunta ospitò nel 1965 il secolare rito della “Schiovazziuoni”; e nel 2008 ha aperto le sue porte alla celebrazione di tutte le festività della Parrocchia di San Biagio, in particolare alla festa dell’Addolorata e dei due patroni, San Biagio e San Bruno.